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DOMODOSSOLA- 14-06-2017- Si è svolto ieri sera al Teatro Galletti di Domodossola l’incontro su i “Corridoi umanitari” per profughi e migranti (Mediterranean Hope), organizzato dal Coordinamento Ossola Solidale (C.O.S.), che ha visto come relatori, il prof. Paolo Naso, dell’’Università “La Sapienza” di Roma, nonché coordinatore del progetto, e Francesco Piobbichi, operatore sociale a Lampedusa.
Il prof. Paolo Naso ha fornito una generale panoramica del fenomeno migratorio, sottolineando la complessità delle odierne migrazioni dall’Africa subsahariana nonché il fatto che l’Italia, nolente o volente, giochi un ruolo fondamentale in questo contesto, in quanto sbocco naturale dell’unica rotta ancora aperta (la rotta occidentale e quella orientale, infatti,  sono ormai inutilizzabili, a causa di conflitti (guerra in Siria), volontà politiche poco propense all’accoglienza (muri di alcuni Paesi europei) e accordi politici (UE-Turchia, Marocco).
A partire da “failed states” dove, dice il professore “non è più data vita possibile”, e da aree di instabilità politica avanzata, la rotta migratoria centrale si snoda pericolosamente attraverso il Sahara, la polveriera libica (dove per mesi, i più, vengono tenuti prigionieri e torturati dai trafficanti per ottenere i soldi del riscatto), le onde molto spesso mortali del mediterraneo, per poi giungere al primo molo europeo: Lampedusa. In questo contesto, il docente de “La Sapienza” ha suggerito al numeroso pubblico che ormai la distinzione tra migrante economico e richiedente asilo non ha più ragione d’esistere, dal momento che le cause economiche si uniscono a quelle politiche e geopolitiche e viceversa.
Tramite i disegni e le appassionate descrizioni dell’operatore Francesco Piobbichi, il pubblico ha potuto sentire la tragicità di quello cui quotidianamente operatori e volontari assistono: gommoni rovesciati a pochi chilometri dalla costa, corpi senza vita di donne in cinta che sono il simbolo “di un presente che muore e non fa nascere il futuro”, ferite terribili provocate dalle torture libiche e, purtroppo, molto altro.
Francesco Piobbichi, “non un artista ma un comunicatore”, dice che i disegni vogliono parlare di storie poiché i numeri, a cui mass media, forze politiche e altri fanno troppo spesso riferimento, non ci permettono di costruire la memoria di quel che accade. Il disegno, con la sua carica metaforica, invece, costruisce una memoria e reclama la responsabilità. 
Data la drammatica pericolosità di questi viaggi affrontati dai Profughi, il prof. Paolo Naso ha raccontato come lui ed altri suoi colleghi abbiano iniziato a chiedersi se esistesse un modo per evitare queste tragedie e garantire alle persone più vulnerabili un passaggio più sicuro per giungere nel nostro Paese e richiedere la protezione internazionale – garantita dalle normative internazionali. La base giuridica che ha quindi permesso la creazione dei “Corridoi Umanitari”, che oggi partono da Libano, Marocco ed Etiopia, è stato l’art. 25 dell’accordo Schengen per cui uno Stato nazionale può garantire visti umanitari a persone vulnerabili.
Questo progetto - i cui obiettivi principali  sono dunque quelli di evitare il traffico di esseri umani e le morti in mare, facendo vedere come sia possibile utilizzare altri canali di ingresso che non siano le vie dei barconi della morte – è nato quindi su iniziativa congiunta della Federazione delle Chiese Evangeliche e della Comunità di Sant’Egidio; è finanziato in gran parte con i proventi dell’otto per mille donato alla Chiesa Valdese, non gravando quindi sulle casse dello Stato, ed gode del sostegno del Ministero degli Affari Esteri e del Ministero dell’Interno.
Ad oggi, ha ricordato il professore, l’Italia ha portato circa 800 persone vulnerabili sul suolo italiano attraverso questo progetto. “Non sono la soluzione del problema migratorio” ha tenuto a precisare il docente, ma una delle molte risposte sostenibili ed umane che sono state e dovranno essere adottate. E la parola “umano” ha rimbombato spesso nella sala gremita di pubblico, in mezzo al quale sedeva anche il Vice Prefetto Vicario dott.ssa Roberta Carpanese. L’operatore Francesco Piobbichi, in procinto di ripartire per Lampedusa, ha concluso il suo intervento, ricordando che “restare umani è una scelta che dobbiamo fare, soprattutto quando tanti investono nella paura”.

 

Marco Immovilli

 

 

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