FORMAZZA - 8-1-2024- Quanto c'entri il destino, quanto il rischio intrinseco della montagna, e quanto ancora la scarsa considerazione del pericolo non è quantificabile. Roberto Biancon e Vanessa Gatti, travolti dalla valanga che intorno a mezzogiorno di domenica si è staccata in Formazza, andavano con le ciaspole lungo una strada molto battuta. Dal lago Toggia al rifugio Maria Luisa che quest'anno è aperto anche in inverno e dove tanti salgono per un piatto di polenta calda.
Domenica mattina molti sono passati indenni, per i due lombardi la sorte ha deciso diversamente. Anche per loro cane, che è ancora disperso. Ma lungo quella strada che va quasi in piano c'è un tratto sotto un pendio molto scosceso dove le valanghe sono frequenti: "Lì fino a 15 giorni fa c'era ancora l'erba è un punto dove la neve non si ferma mai". A confermarlo è Matteo Gasparini, capo delegazione del Soccorso alpino Valdossola. "Stiamo parlando di un passaggio obbligato per chi va a piedi, non per chi pratica scialpinismo, che ha delle alternative. Domenica il rischio valanghe diramato da Arpa era 3 'marcato'. Le nostre motoslitte - aggiunge Gasparini - mentre andavano sul posto sono state bloccate da un'altra valanga caduta nei giorni scorsi. I soccorritori sono scesi, hanno cominciato a spalare per aprirsi un varco, hanno chiesto a escursionisti che passavano di lì una mano per fare prima, ma nessuno era munito di pala. Ecco, questo è un altro problema". Le dotazioni? "Arva, pala e sonda. Non si può andare in montagna in inverno e non portare con sé queste attrezzature. Sia chiaro, i poveri Roberto e Vanessa non si sarebbero salvati comunque. Ma devo dire che il 98% dei ciaspolatori ne è sprovvisto; al contrario, gli scialpinisti si attrezzano generalmente meglio. Sono più preparati e spesso hanno frequentato dei corsi specifici. Ci sono molte persone che per andare una volta l'anno a fare una passeggiata non hanno voglia di spendere 300 euro in attrezzature, ma così corrono dei pericoli seri. Ad esempio nel tratto precedente a quello dove è avvenuta la tragedia, da Riale al Maria Luisa, di ciaspolatori ne passano ancora di più ed anche lì il rischio valanghe in certe condizioni c'è, anche se - essendo a quote inferiori - il bosco trattiene molto". Al di là dei bollettini di Arpa, che pure dovrebbero bastare come invito alla prudenza, si può fare qualcosa di più? "Cercherò di parlare con i sindaci dei Comuni dove maggiori sono queste attività - chiosa il capo delegazione - Formazza, Bognanco, Baceno, la Valle Anzasca ed anche coi carabinieri forestali. Si potrebbe pensare ad un sistema di segnalazioni quando il rischio supera un certo livello, una sorta di bandiera rossa. Niente di nuovo, sulle piste da sci è una pratica frequente, per avvisare di non avventurarsi nel fuoripista".
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